Nunzio Quarto: scultura come campo '97

I quaderni dell'Arte Anno VII n.24, Nov-Dic 1997

Autore: Giorgio Segato
Anno: 1997
Sfoglia il documento

...un'opera in bronzo...ben definita nel senso delle linee di forza boccioniane che rendono la continuità di interno ed esterno, di materia e pensiero, di forma e sentimento.

Sono sorpreso e catturato da questa restituzione originale e forte del “senso” della scultura come forma che viene assunta dalla quantità (entità), dalla qualità, dai movimenti energetici e psichici: struttura organica...spazio di dilatazione percettiva ed emotiva, un farsi visibile ed articolato degli andamenti di memoria, di sentimento e soprattutto di concreta aspirazione comunicativa. Proprio essi diventano i soggetti della manipolazione sensitiva dell”artista, della forza e carezza delle sue mani che li predispone alla carezza della luce sulle anse, sugli spigoli, sui rilievi e sugli slanci, che non traducono ne raccontano l'oggetto, ma sono l”emozione, e, appunto, il corpo/spazio in cui si è aperto, espanso lo pneuma psichico...

...

Resta esemplare, a mio avviso, la lettura che del suo lavoro fece, già nel 1977 Florestano Toscano, evidenziando quella che sarebbe stata la "linea poetica" fondamentale di Quarto, nel segnalare con molta acutezza critica che “La forza persuasiva delle sue opere è nella risonanza visuale-emotiva... l'oggetto non è perciò una entità cristallizzata ed inerte, ma campo di tensioni interagenti...La forma si fa così presenza fenomenica... ansia di un rapporto comunicativo con l'altro, come ricomposizione dell'esistenza divisa e apertura all'essere della liber-
tà...”.

La tensione comunicativa di Quarto è diretta a superare, a livello psicologico e di sensibilità, la separazione tra spazio interno e spazio esterno, tra luogo della memoria, luogo del desiderio e luogo della realtà, tra fisico e psichico, tra individualità e anima collettiva, in una davvero originale proposta linguistica che indubbiamente nasce da citazioni futuriste e cubiste (aprirsi della forma come energia nello spazio) e al tempo stesso percorre la linea della plastica purista, da Brancusi ad Arp, da Archipenko a Bloc, da Moore ad Adam e, più in particolare, a Emile Gilioli, ma accoglie - con grande capacità di declinazione - le istanze costruttive dei Pevsner ( Antoinee Naum Gabo) e di Max Bill, che articolano lo spazio in un continuum di flusso energetico che aspira a strutturarsi
nella migliore e più efficiente economia formale, aggiungendo misura ed armonia espressiva nel gesto di un modellato che adegua il Visibile (la materia opaca e pesante) all”invisibile (ma sensibile), leggera e trasparente, (ma consistente), materia psichica.

Ispira la ricerca di Nunzio Quarto un”inteIligenza plastica tutta di invenzione poetica, che sa trasformare in afflato lirico esperienze costruttive e organicistiche, ... allusioni descrittive... e ...efficaci proiezioni concettuali, tuttavia senza mai rinunciare a rilevanti - ma controllate con misura e alta discrezione - suggestioni emotive, espandendo l'armonia compositiva dei piani, dei volumi, dei rilievi in aloni di significati che raffinano sempre di più la prensilità soggettiva.
Voglio dire che la scultura di Quarto è un evento plastico che definisce il volume e la materia non tanto come ritmo
di piani rigorosamente conchiuso, ma come sviluppo essenzialmente poetico di linee vettoriali di energia, la
quale fiorisce nello spazio e consolida un'idea, un sentimento, un articolarsi di intenzioni comunicative e di solleciti alla partecipazione; e offrendosi, dunque, non come decorazione dello spazio, o costruzione di spazi diversi, ... ma comporsi e lievitare di un'emozione esistenziale che va letta, meditata, toccata e carezzata come una scrittura Braille...

In Quarto volontà di assoluto e di “fermo nel tempo” o fuori da esso si accompagna al desiderio di cogliere la mobilità delle risonanze del reale: la geometria si allea alla fantasia ... su un'articolazione dei piani, dei volumi, degli spazi e delle masse... avendo come sostanziale riferimento la realtà intima, il proprio modo di essere e di sentire.

Per identificarsi in tale condizione, lo scultore fa ricorso a una lunga e completa esperienza artistica, ispirata
dall'ideale di creare forme se non assolutamente pure, rastremate e tecnicamente perfette, direi quasi sospese tra
modulazione simbolico-totemica della geometria e tensione alla rarefazione degli accidenti descrittivi di sviluppi
organici, in un coesistere armonico di sensuale e logico, di costruttivo e germinante.
 

Tutta l'esperienza diventa stato d'animo che respira, cresce in se stesso e su se stesso, fino a riconquistare
una nuova capacità e quantità narrativa, con dimensioni che abbandonano il carattere intimista e si aprono allo spazio di relazione interpersonale e urbano... 

                                                                                                  Giorgio Segato