L'istinto della forma
Nunzio Quarto è, come si dice, un artista che si è fatto da sé. Artisticamente autodidatta, ha sviluppato negli anni dentro di sé un particolarissimo, straordinario nucleo di sensibilità plastica e poetica che si nutre di suggestioni rare, preziose, ricavate dalle radici contadine della sua fanciullezza, dal rapporto con la terra, con la natura, con le pene e le gioie di una vita ormai quasi dimenticata Il suo lavoro gli somiglia, dando insieme l'impressione, quasi fisica, di una grande forza unita ad una profonda tenerezza: di una energia robusta, a momenti brutale, imita ad una delicatezza sottile e nervosa. L'ispirazione che lo sostiene e che l'ha sempre sospinto, dalle primissime prove di più ingenua ed istintiva impronta figurativa fino alle forme sode e concluse di oggi, è carica di lirismo e di pietas per le cose del mondo, per gli accadimenti della natura, degli uomini, del mondo.
Ho scritto "istintivo". E difatti si potrebbe ben definire, la sua, ima figurazione istintuale, sorgiva, che sgorga senza mediazioni né formalizzazioni dal calore del ricordo e dall'intensità del sentimento, come nel quadro toccante della morte della nonna del 1965 o nello stupendo ritratto bronzeo alla madre del '64.
Una figurazione, anche, di confine, in cui magicamente immagini archetipiche s’inventano oggi una loro nuova e fatata presenza sacrale, fragrante d’ombre e di luci, di patine e superfici dense di valori tattili.
Nunzio Quarto è un artista il quale, pur maneggiando e padroneggiando un repertorio formale ed espressivo di ormai decisa attualità plastica, in cui importante ed evidente è il ruolo della formalizzazione, non ha per nulla e mai rinunciato tuttavia a volere ben vive la sua scultura e le sue immagini, ad impegnarsi perché le sue opere riescano davvero a comunicare. E direi che ciò accade in primo luogo per l'evidente e costante allusività figurativa che, a differenza di altri, è rimasta attiva nelle sue elaborazioni. Difatti, le stilizzazioni e le geometrizzazioni che sotto le sue mani percorrono il metallo o il marmo non appaiono mai fini a se stesse, non risultano mai esclusivamente ispirate alle mere ragioni del bello scultoreo o a quelle di una precisa e rigida sintassi stilistica, e si collegano invece, grazie alle misteriose vie della poesia, alle compatte sostanze emozionali della figuratività.
Ma accade, soprattutto, perché di tutta evidenza non è solo la definizione della struttura plastica ad interessarlo. In altre parole, la sua formalizzazione dell'immagine non è mai meramente formalistica, e si riscalda invece al calore di un immaginario ben più complesso e completo, in cui si ritrova, sì, lo spazio della ricerca ma anche si rinvengono una concentrazione, una meditazione, un fervore poetici precisi.
Certo, venendo da una formazione tutta artigianale, Quarto s'è faticato da sé ogni sapere ed ogni risultato, e difatti il suo rapporto con i materiali dell'immaginazione e dell'elaborazione lirica è un rapporto complesso, di scavo e di sintesi, che si regge su una profonda e,dicevo, istintiva connaturata perizia tecnica, che vive soprattutto al livello di rapporto affettivo, di coinvolgimento emozionale con il sentimento stesso dell’esistere e della vita. Per questo il suo lavoro si svolge secondo lente ed assorte maturazioni tematiche che, con approfondimenti, riprese, nuove intuizioni e ritorni innescano appunto la fantasia, la dilatazione lirica, la metafora poetica interna alle forme stesse, e trascinano suggestivamente le tensioni tattili e plastiche della scultura in un largo territorio evocativo.
Sono queste, come ha scritto anche Elena Pontiggia per una bella monografia a lui dedicata, le cose cui Quarto annette una vera importanza per la sua arte, e che definiscono la particolare freschezza del suo linguaggio espressivo. In questo senso figurazione e astrazione, in fondo, non sono opposte, ma divengono complementari, sfaccettature diverse di un medesimo impegno sensibile e spirituale.
Giorgio Seveso
E’ Stata collocata nel Cortile della nuova Biblioteca Civica di Arona l’opera Andare dialogando con la rondine di Nunzio Quarto, che ha vinto lo scorso anno il Concorso Internazionale di Scultura del Comune e dell’Ente Fiera Lago Maggiore, assegnato da una giuria presieduta da Marco Rosci.
Sarà un modo, questo, per conoscere meglio l'artista pugliese, nato a Barletta cinquantasei anni fa, ma ormai milanese di adozione, che ha sempre lavorato appartato (pensando più a conoscere che a farsi conoscere) e che è ancora poco noto nel panorama artistico attuale.
L'opera di Quarto si caratterizza per una mescolanza di astrazione e di rimandi naturalistici, prevalentemente lirici. La sua scultura si riallaccia alla ricerca della forma pura praticata da Brancusi, ma vi innesta un dinamismo che deriva dalla meditazione della lezione boccioniana.
Nell'opera premiata, in particolare, emerge la dimensione spirituale che è una costante dell'opera dell'artista. La rondine, simbolo antico dell'anima, funziona certo come elemento naturalistico, ma anche come simbolo metafisico. Il problema che anima l'opera di Nunzio Quarto, insomma, non è tanto un problema di forme o di innovazioni o di sperimentazioni. Il suo è uno sguardo attento, affettuoso che si china su alcuni eventi e cerca di esprimere il mistero, e insieme la poeticità. Un angelo, un battito d'ali, un germoglio, una rondine. E ancora: una nascita, un abbraccio, una nuova vita senza aggettivi. Sono queste le cose che lo attraggono, che lo spingono a tentare la ricerca di un'espressione.
In questo senso figurazione e astrazione non sono nella sua scultura linguaggi opposti, ma linguaggi complementari, che tendono a rappresentare quello che a Nunzio Quarto interessa di più: l'apparire entro i confini della materia di una spiritualità che la trascende. Le sue forme sono astratte: ma al fondo della sua geometria si sente che c'è un'ansia mistica. Dietro i suoi angoli, i suoi triangoli sfalsati, i suoi cerchi, le sue ali di rondine che si ingegnano in voli geometrici, c'è lo sforzo di capire non la geometria, ma qualcosa di più assoluto. Forse, l'Assoluto stesso.
Si tratta di una geometria che affonda le sue radici nel mondo vivente: il mondo dei minerali, dei vegetali, delle cose animate, il mondo dell'ordine naturale in cui meglio si manifesta l'Ordine soprannaturale. Tutta questa dimensione di spiritualità, peraltro, non deve far pensare a un ripudio della materia. La fisicità, nelle opere dello scultore, sempre con prepotenza, anzi con passionalità. La Natura è sentita nei suoi aspetti di fascino e di seduzione, sia pure trasformata e tradotta nella purezza di forme sintetiche. Ma questa fascinazione istintiva, avvolgente, è considerata sempre un punto di partenza, non il punto di arrivo.
Elena Pontiggia
Resta esemplare, a mio avviso, la lettura che del suo lavoro fece, gia nel 1977 Florestano Toscano, evidenziando quella che sarebbe stata la ’linea poetica’ fondamentale di Quarto, nel segnalare con molta acutezza critica che ”La forza persuasiva delle sue opere é nella risonanza visuale-emotiva…l’oggetto non é perciò una entità cristallizzata ed inerte ma campo di tensioni interagenti...La forma si fa così presenza fenomenica... ansia di un rapporto comunicativo con l’altro, come ricomposizione dell’esistenza divisa e apertura all'essere della libertà…".
La tensione comunicativa di Quarto é diretta a superare, a livello psicologico e di sensibilità, la separazione tra spazio interno e spazio esterno, tra luogo della mernoria, luogo del desiderio e luogo della realtà, tra fisico e psichico, tra individualità e anima collettiva, in una davvero originale proposta linguistica che indubbiamente nasce da citazioni futuristiche e cubiste (aprirsi della forma come energia nello spazio) e al tempo stesso percorre la linea della plastica purista, da Brancusi ad Arp, da Archipenko a Bloc, da Moore ad Adam e, in in particolare, a Emile Gilioli, ma accoglie - con grande capacità di declinazione - le istanze costruttive dei Pevsner (Antoine e Naum Gabo) e di Max Bill, che articolano lo spazio in un continuum di flusso energetico che aspira a strutturarsi nella migliore, e più efficiente, economia formale, aggiungendo misura ed armonia espressiva nel gesto di un modellato che adegua il visibile (la materia opaca e pesante), leggera e trasparente, (ma consistente), materia psichica.
Ispira la ricerca di Nunzio Quarto un'intelligenza plastica tutta di invenzione poetica, che sa trasformare in afflato lirico esperienze costruttive e organistiche, coniugare allusioni descrittive a scansioni di sequenza logica e ad efficaci proiezioni concettuali, tuttavia senza mai rinunciare a rilevanti - ma controllate con misura ed alta discrezione - suggestioni emotive, espandendo l'armonia compositiva dei piani, dei volumi, dei rilievi in aloni di significati che raffinano sempre di più la prensilità soggettiva.
Voglio dire che la scultura di Quarto è un evento plastico che definisce il volume e la materia non tanto come ritmo di piani rigorosamente conchiuso, ma come sviluppo poetico di linee vettoriali di energia, la quale fiorisce nello spazio e consolida un'idea , un sentimento, un articolarsi di intenzioni comunicative e di solleciti alla partecipazione; e offrendosi, dunque, non come decorazione dello spazio, o costruzione di spazi diversi, utopici, di ritmi inediti, ma comporsi e lievitare di un'emozione esistenziale che va letta, meditata, toccata e carezzata come una scrittura Braille, lasciata risuonare come materializzarsi dell'eco intima della realtà e della memoria, dell'intelligenza e del sentimento: idea ed emozione che si fanno concrete e sensibili modulazioni dello spazio intimo nella scansione plastica della creta, dei gessi, del bronzo.
I Quarto volontà di assoluto e di "fermo nel tempo" o fuori da esso si accompagna al desiderio di cogliere la mobilità delle risonanze del reale: la geometria si allea alla fantasia in sintesi senza contraddizioni, perché impostata su un'articolazione dei piani, dei volumi, degli spazi e delle masse sottratti a ogni casualità di rapporti, avendo come sostanziale riferimento la realtà intima, il proprio modo di essere e di sentire.
Giorgio Segato