Le sculture comunicano: attraverso gli esiti delle forme, le sfumature delle forme, le cancellature appena velato, gli scarni indizi che effondono le parole della mente e le immagini del cuore, i visi nascosti nel lume degli occhi dello scultore che hanno bisogno di nascere, di vivere sul palcoscenico del mondo. Le sculture di Nunzio Quarto rammentano il mondo, lo riflettono, lo pongono in primo piano. Rammemorano le persone, i volti, i contesti, vivacizzano gli angoli del tempo perduto, nascosto tra i rigagnoli delle penombre, tra i volti dei dimenticati, offrono spessore alle ceneri, alle figure astratte che racchiudono, fanno respirare le anime abbandonate tra i risvolti delle tenebre, dimenticate da Dio e dagli uomini. E la scultura di Nunzio Quarto: “Dialogo. Un giuramento. Deporre le armi”, è, in primis, la rappresentazione di un gioco, di una giostrina per bambini, di una giostrina che invita a fare cerchio, a fare manovre per fare girare il cerchio su cui sono raccolte delle sedie, dei sedili ludici che però, in questa scultura di Quarto hanno perduto la loro logica ludico-giocosa. Anzi, ci sono chiodi, su queste sedie, chiodi raccolti dalla croce di Gesù e conficcate nei sedili della giostra che non è più giostrina per bambini ma è una giostra medievale per gli adulti, per adulti che amano le guerre, che credono nelle guerre, che sono affascinati dagli esiti delle bombe, della morte dei bambini; sì, sono, questi adulti affascinati dalla morte degli innocenti, di anime innocenti che invece di giocare, stare a scuola, vivere il gioco dell’infanzia si ritrovano sotto i bombardamenti, cadaveri innocenti. Ma le sedie di quella giostra medievale, sono lì pronte per adulti che dopo aver bombardato e deciso di uccidere potrebbero sedersi su quelle poltrone chiodate e cominciare a fare il gioco che a loro non più, che a loro non seduce: il gioco del dolore.
E sì, perché gli adulti che amano la guerra amano giocare con il dolore degli altri e non con il proprio dolore. E allora sedersi sulle sedie predisposte da Nunzio Quarto per questi folli e infelici che decidono della morte di anime innocenti, non sarà possibile. Ci sarà sempre il loro rifiuto. Ma perché soltanto loro, gli indemoniati della guerra, possono decidere e avere la libertà di rifiutare di sedersi sulla giostra negoziale mentre altri sono sotto le bombe e sono privati della loro libertà sovrana? La risposta a tali domande pone alti livelli di dolore e di immagini angoscianti. E’ difficile rispondere alle immagini provocate dalla guerra e dai bombardamenti, ma osservare la scultura di Nunzio Quarto che chiede ad adulti impazziti di sedersi su una giostra e dialogare; perché, aprire un dialogo, anche con il rischio di dissanguarsi, di rimanere uncinati dai chiodi medievali dei sedili ludico-creativi per adulti, che sono posti lì, sul sedile pronti a configgere il cuore allora gli adulti, in primis guerrafondai, che sono sempre nelle retrovie perché mandano i giovani a morire per primi, non si siederanno mai a dialogare per la pace su sedili con chiodi arrugginiti e ferrosi. Allora occorre leggere il messaggio che Nunzio Quarto comunica con la sua scultura: dialogare per un giuramento che porti alla pace, dialogare per porre fine alla morte gratuita, comunicarsi con la pace per essere umani di una umanità che unifica e non divide, che raccoglie e non frantuma, che non uccide ma accoglie gli esiti della libertà liberata. Allora leggendo l’opera di Quarto scopriamo con l’artista che occorre vivere con un nuovo linguaggio: l’alfabeto che promana dalla sua arte e in questo caso dalla sua scultura.
Vi è una relazione forte tra la scultura e il nuovo alfabeto della pace esplicitato da Nunzio Quarto: abbiamo la giostrina dei bambini, i sedili chiodati, l’ombra del potere che possiede una giostra medievale che potrebbe essere uno strumento di tortura che possono applicare gli uomini del potere. Ma nel dolore che si vive ascoltando le immagini della scultura di Quarto, nasce un nuovo decalogo della pace; “non distruggere la vita; non massacrare; non tradire mai; rispetta l’altro nella sua libertà e umanità; ama la libertà per gli altri e per te stesso; non dimenticare di essere umano; non uccidere gli innocenti; non minare la terra di bombe; non uccidere affamando e facendo morire dissanguati poveri innocenti; rispetta la vita della vita deponendo le armi.” La scultura di Quarto: “Dialogo. Un giuramento. Deporre le armi”, consente di riflettere sulla guerra e sui dannati della terra che inseguono la libertà di essere e di vivere nella pace; e il linguaggio artistico del nostro artista effonde nell’aria una luce, una richiesta di catarsi. Come tramutare quella giostra medievale del dolore, della tortura e del silenzio in una giostra per bambini, come quelle che si osservavano nei parchi cittadini prima della guerra. Ebbene, è possibile la catarsi della giostra di guerra in una giostra di pace deponendo le armi, facendo cessare il fuoco. Soltanto così sarà possibile curare, aiutare e guarire, dare pace e sicurezza alle popolazioni coinvolte nelle guerre. La giostra medievale che chiede di deporre le armi giurando è una giostra che invita a un gioco etico e responsabile, dove gli uomini di potere, i guerrafondai, possano recepire il dolore cosmico e tutto umano che si nasconde nei corpi dei bombardati e uccise, dei feriti e non risparmiati dalla ferocia degli assassini. Scranni regali, allora, i sedili che partecipano della scultura-giostra di Quarto, uno scranno regale per gli uomini potenti della terra che però, sedendosi, dovranno adattarsi e sentire cosa vuol dire soffrire e morire dissanguati. Ci vorranno, allora, altre sedie, altri luoghi e altre stanze, altre circostanze e altre riflessioni per approfondire cosa significa la guerra per le popolazioni inermi e cosa vuol dire perdere tutto.
E l’opera dello scultore barlettano ci rammemora che forse quella giostra medievale, con chiodi puntati sulla seduta e sullo schienale rappresentano la richiesta di sedersi a un tavolo di negoziazione e mediazione e pensare a fermare la guerra e arrivare al cessare il fuoco. Occorre un nuovo alfabeto della libertà per intercettare il dolore degli altri, le disperazioni di popoli che perdono tutto, nel giro di qualche giorno e non sanno più a quale santo votarsi per chiedere aiuto. Gli elementi costitutivi della scultura di Quarto pongono in essere un teatro del dolore ma anche un canovaccio per costruire una nuova storia. E cosa disamina l'osservatore dell'opera di Quarto? Quali orizzonti potrebbe abitare questo strumento umano, questa giostra medievale per potenti? La leggerezza del gesto artistico di Quarto apre a orizzonti di senso e di sovrasenso. Il teatro drammatico che pone in essere questa giostra per potenti. Il freddo perenne del potere, la lezione della ferocia umana, la disperazione dei deportati e degli internati, il ferro acuminato degli strumenti di tortura. E la guerra è un grande strumento per la tortura delle anime innocenti. Un freddo perenne, un freddo inferno, in ferro altezzoso, chiodi del crocifisso di Gesù depositati su una giostra per adulti che amano il potere per il potere. Le guerre lasciano distruzione e non assolvono nessuno. Solo i vinti possono chiedere la luce della primavera e il calore del sole. Nonostante la giostra sia medievale occorre sedersi comunque al tavolo della negoziazione, soffrire, essere coinvolti e colpiti da un dolore invisibile ma sedersi al tavolo per mediare a annullare il conflitto. Fermare la guerra L'opera di Quarto è un manifesto contro tutte le guerre e contro i potenti che non vogliono negoziare il dramma degli innocenti.
Nel grande mare del dolore ricominciare a percepire i nodi che sconvolgono l'uomo del nostro tempo è importante, necessario e formativo anche per le giovani generazioni e Quarto lo realizza trasformando l'atto scultoreo in spirito poetico e con narrazione trasformativo- metaforica insidia le certezze dell'uomo post-umano. - La resistenza si sconta vivendo - ci suggerisce lo scultore Quarto – che attraverso la sua dinamica creativa interiore stimola la nostra grammatica esperienziale da condividere con l'umanità. Le opere di Quarto esprimono una poeticità diffusa, performativa, che apre al racconto della vita e della sorte, delle cose del mondo e delle parole che hanno bisogno di sopravvivere alle certezze di molti umani dalla irriverente e scontata superficialità. Gli esiti narrativi dell'opera di Nunzio Quarto aprono squarci di riflessione e di meditazione sul chi siamo ora, adesso, e poi con gli esiti lanciato della guerra, dell’assoluta certezza che la morte soltanto la morte sopravvive ad un'altra guerra mondiale.