La luce non è da spartire - grafica - Biblioteca Comunale Milano '92

Autore: Florestano Toscano
Anno: 1992
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non credere.

 

La luce 

non è da spartire:

è.

Nunzio Quarto

 

...la luce non finisce dove altri vogliono che arrivi il nostro sguardo. Distruggiamo queste stupide sbarre e viviamo...

Maria Quarto

 

"Nunzio Quarto è nato pittore - ha scritto assai bene Raffaele De Grada - non sbaglia un quadro e afferma una sua necessità struttiva, con una capacità di impaginazione del dipinto e dei suoi rapporti di colore che giudichiamo veramente eccellente" ( Raffaele De Grada - Personale di pittura a Milano, Novembre 1977).

È indubbiamente vero: nelle monocromie di Quarto, i segni della scultura subiscono una sorta di traslazione nell'ordine pittorico. L'immagine è vista nel suo emergere dal flusso della temporalità e, con il perdere il suo spessore plastico, diviene, da oggetto percettivo, evento della luce, impalpabile tema della mente.

...dichiara l'intenzionalità...l'assillo morale di un rapporto comunicativo come ricomposizione dell'esistenza divisa e come ipotesi di vita che ha la freschezza sorgiva di una condizione aurorale, di una infanzia che è, insieme, memoria e progetto.

[...]

Attraverso il potere generativo della luce, elevata a simbolo e linguaggio, il soggetto prende coscienza... e si pone nello spazio concreto delle sue aspirazioni e speranze di libertà.

È così che Quarto ci dice: la sconfitta dell'esistenza nel mondo storico può riscattarsi nella vittoria del pensiero, e questo è irreprimibile quando si fa emozione e cultura.

Florestano Toscano

 

È salito a Milano da Barletta negli anni settanta, ed ha maturato sensibilmente il suo lavoro scultoreo, con nell'animo i propositi da portare a termine, da risolvere, da enucleare; e con una sensibilità e umiltà del solitario, di chi silenziosamente s'è deciso a lavorare per recuperare il tempo perduto. Nunzio Quarto, il cui nome già favoleggia il folletto danzante che spettacolarizza quanto ancora ha da esserci, meravigliando e meravigliosamente adoperandosi a quel fascinoso mondo barocco che dissemina simboli ed essenze, si spinge oggi a raccogliere in una sistematica mostra alla Biblioteca Comunale di Milano l'opera sua grafica cui ha atteso negli anni all'esecuzione; un'esecuzione dotta, non sollecitata da spinte naturalistiche o di mero impianto figurale.

Fogli di varie dimensioni sollecitati da tecniche diverse e sempre interessanti, dalle incisioni alle linoleumgrafie, dalle litografie alle serigrafie, con tutte le squisitezze fondate su linee e colori, e forme, ovvero sulla struttura spaziale affidata a un colore che smargina carico di energia per puntare a un suggerimento poetico. Ecco l'incisione punta secca su resina del '68, con l'immagine di una candela impressa su foglio in cornice circolare, che dà risalto ai piani stiacciati per una simbolica visiva che rivela atmosfere e fenomeni stilistici via via accresciuti, fino ai dati in cui l'immagine se c'è si contorna di scritture tanto da rimandare alla documentata poesia visiva o verbo-visiva. Ma i simboli, la forma simbolica è il dato più affascinante di questo artista dedito anche alla grafica.

È come se egli fosse al davanzale, alla finestra della vita, sull'orlo, sul limite, a carpire il drarnrna dell'esistenza, la gabbia, il dato filosofico sotteso, l'uomo sofferto tra corde e gabbie come animale costretto, o e. o da una vita confusa con la luce, e il mistero, l'attesa, il cerchio. I mezzi espressivi di questa larvata simbologia del Nunzio sono legati pure al dato stampante più ossessivo ai nostri occhi, per il tramite di una pubblicità, ma vengono ribattezzati e quasi attraversati per salvamento da un fluido rnisterioso, da una luce, da quel colore che partendo dal basso in modo intenso si dipana via via verso l'alto, creando un'aria, una metafora, una liberazione, un sensuale specchio esistenziale.

Le grafiche del ciclo «La luce non è da spartire» si affidano a uno squarcio di sogno, e mentre il sogno veleggia, il nostro artista coglie a réfrain le memorie, il dato del mondo e del pensiero annidato nelle cose, negli oggetti, nei rapporti, in quell'angolo di lontananza poetica che seleziona e spiega. Per Nunzio a questo punto la grafica non acquista tanto il senso della perizia, quanto del soddisfare il valore che in essa vive, alimentandosi attraverso note intime, frammentismi, bozzetti, lirismo breve come vorrei chiamarlo, chiari e scuri che esercitano i sensi, esprimendo una potente e commossa visione dell'universo. Profondamente attuale questo lavoro di Nunzio Quarto, e al di qua della sua filosofia naturale, noi cogliamo freschissima l'occasione, quella che, al dire di Goethe, fa l'uomo poeta. Bisogna tornare più volte su queste grafiche, nel momento in cui il colloquio diventa possesso, e tutto vibra, nascosto, o fervidamente rivelato, in una nota intima, struggente, come un desiderio imperioso inappagabile, e la possibilità di sentirsi tutt'uno con la natura.

Le atmosfere che si leggono sui fogli, sfumate come liferiscono mare e cielo e terra, e tutto si graffiti egiziani, affida a un che in parte è stato narrato, in parte chiarisce quanto Nunzio ha voluto e vorrà dire, in parte significa segno e colore recuperati a declinare, a sospendere la realtà sulla carta, a vegetare con essa. II suo lavoro, o meglio questo lavoro grafico non ha perduto di peso, non ha certo perduto di dramma, si feconda su una tecnica consumata, antichissima, ha ancora un gusto di civiltà e di gentilezza.

Carlo Franza
Milano, giugno 1992